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MANCINI VOLA IN ARABIA SAUDITA


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L'ex commissario tecnico della Nazionale italiana di calcio, Roberto Mancini, ha aperto un nuovo capitolo della sua carriera allenando in Arabia Saudita.

Con un contratto di quasi tre anni e mezzo e una cifra totale di circa 90 milioni di euro, Mancini ha sottolineato il riconoscimento internazionale del calcio italiano.

"Questo incarico è un riconoscimento del valore attribuito al calcio italiano; porterò con orgoglio la nostra italianità nel mondo", ha annunciato con entusiasmo Mancini, suscitando grande aspettativa e fervore tra i dirigenti e i tifosi della federcalcio saudita.

Nonostante l'aura di entusiasmo che circonda questa nomina, emergono alcune questioni non ancora risolte.

In primis, la composizione dello staff tecnico che accompagnerà Mancini nel suo nuovo incarico. Mentre storici collaboratori come


Fausto Salsano e Attilio Lombardo hanno prontamente confermato la loro presenza, altri membri dello staff esitano, mettendo in discussione il loro futuro professionale e personale.

Un punto critico è poi rappresentato dalle implicazioni fiscali legate al trasferimento. Per essere considerati "fiscalmente sauditi", e quindi beneficiare di un trattamento fiscale più favorevole, i membri dello staff dovrebbero risiedere in Arabia Saudita per almeno 183 giorni all'anno.

Un impegno non da poco, che va pesato attentamente, soprattutto considerando che il ritorno in Italia comporterebbe una significativa riduzione degli emolumenti netti.

Inoltre, emergono interrogativi riguardo allo stile di vita nel Paese del Golfo.

L'Arabia Saudita offre certamente un tenore di vita agiato, ma anche profondamente diverso da quello italiano, sia in termini culturali che climatici. Il clima, ad esempio, impone orari di allenamento estremamente flessibili, spesso la mattina molto presto o la sera.

Dal canto suo, la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) sta osservando attentamente gli sviluppi. Le dimissioni di Mancini non sono state ancora formalmente accettate e circolano voci di una possibile richiesta di risarcimento, elemento che potrebbe ulteriormente complicare un quadro già denso di incognite e aspettative.

Quello che è chiaro è che la federcalcio saudita non si aspetta una presenza saltuaria da parte di Mancini e del suo staff. Si parla di un impegno continuativo, che va oltre i semplici ritiri della squadra, con implicazioni che vanno ben oltre l'aspetto puramente tecnico e sportivo.

In questa intricata rete di aspettative, opportunità e rischi, Mancini e il suo staff rappresentano un fulcro di attenzione che mette in gioco reputazioni e carriere, sia sul suolo italiano che su quello saudita.


Il CT campione d'Europa con gli azzurri ha poi parlato anche attraverso la sua pagina Instagram: “In questi giorni ho ricevuto una manifestazione di piena fiducia sulla mia persona e di apprezzamento del lavoro svolto in questi anni dalla Saudi Arabia Football Federation che mi ha scelto per il prestigioso incarico di Head Coach della National Team, e che ringrazio nella persona del Presidente Yasser Al Misehal. Sono entusiasta di aver accettato questo nuovo progetto che si fonda sulla condivisione della visione strategica di crescita del settore calcistico e in particolare del mondo dei giovani a cui tengo da sempre"


La nomina di Mancini, dunque, non è solo una transazione economica o un cambio di squadra; è un evento che pone interrogativi sul futuro del calcio italiano, sulla globalizzazione dello sport e su come i professionisti del calcio potrebbero spostarsi verso un nuovo mercato emergente come quello saudita.


Possiamo non condividere la sua scelta, ma in questa decisione di accettare la proposta araba c’è tutta la filosofia di vita di Mancini.

Pertanto, anche la sua ultima richiesta è stata esaudita.


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